A Roma, nel quartiere Trastevere, le trattorie fanno arredamento.
Ce ne sono, una attaccata all’altra, diverse centinaia ma come distinguere un’osteria verace da una trappola per turisti? Diciamo che se all’entrata non vedete una “buttadentro” che, con il menù in mano, cerca a tutti i costi di fare il simpatico per indurvi a sedervi al tavolo, già potete pensare che il posto è probabilmente quello giusto. La prova del nove, però, la domanda da un milione di carbonare (in questo caso), è da rivolgere al cameriere.
Chiedetegli pure: cos’è l’arzilla? E se vi sa rispondere senza chiedere l’aiuto allo smartphone, allora potete stare certi che avete fatto centro.
L’arzilla per i romani di fondo è un pesce, la razza. Ma nel tempo l’arzilla a Roma ha finito per indicare una minestra che si fa, sì, con la razza ma pure con i broccoli e, a volte, con gli spaghetti spezzati. Non sono tanti i ristoranti che ancora la propongono ma a ben cercare…
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Migliori trattorie di Trastevere: la top 5 di viedelgusto.it
1 – Roma Sparita
Secondo il famoso chef americano Anthony Bourdain questo è da sempre il miglior ristorante di Roma in assoluto. La “sentenza” della celebrità ha fatto presa negli ultimi anni soprattutto sugli stranieri a Roma, che ci si fiondano come atto di fede senza pensarci due volte.
Ma gli stranieri, a volte, si sa, non fanno testo. Meglio passare la parola ai romani. Qui, a piazza di Santa Cecilia, un po’ appartati rispetto al grande caos trasteverino, i romani veri ci vengono per un solo motivo, almeno una volta a settimana: mangiare la cacio e pepe.
Perché saperla fare davvero è una maestria anche se gli ingredienti sono soltanto tre: pasta, pepe e pecorino. La cacio e pepe di Roma Sparita non viene servita sul piatto ma in un cestino di parmigiano. C’è chi dice che cosa più buona non c’è.
2 – La Tavernaccia
Un po’ più decentrato rispetto al cuore casciarone del quartiere, tra Trastevere, Testaccio e Porta Portese ecco una trattoria che assolutamente non si può evitare di provare. Esiste dal 1968 e ha tentato, nel menù, qualche innovazione. O meglio qualche contaminazione di “convenienza”. In cucina, ci sta il marito della proprietaria, che poi è la sorella del fondatore originale. Questo marito, in realtà, non è nato a Roma ma in Sardegna. E questo è il motivo per cui in questo posto viene servito anche il maialino con le patate. Il voto? Ovviamente 5 stelle. C’è però chi identifica la Tavernaccia anche come “il ristorante della felicità”. Uno dei piatti più tipici è, infatti, la pajata al sugo. Pensate che delusione non poterla assaggiare nel periodo in cui il fenomeno della mucca pazza l’aveva bandita da tavola. La pajata è poi tornata finalmente a casa. Cioè, nel menù, per la felicità di tutti i suoi fan. Viene cotta ancora oggi nel forno a legna, come il pane, che è fatto in casa e si taglia al momento.
3 – Impiccetta
A via dei Fienaroli, dietro alla piazza principale. La famiglia di questa trattoria verace ha coniato un motto: semo romani de core. E il cuore, a Roma, a volte, è più grande persino della pancia. Se arrivate con una buona dose di fame, questo è il posto giusto. Perché siete voi a decidere il “formato” del vostro primo. C’è quello normale, con 120 gr di pasta, e quello medio (240 gr) ma c’è pure il formato Fabio (dove la pasta è oltre 400 gr). Se non siete ancora sazi dopo questa vera e propria abbuffata, i carciofi alla giudia di certo vi conquisteranno. Ovviamente se è stagione, perché da Impiccetta i prodotti congelati sono banditi.
4 – L’Osteria della Trippa
In via Goffredo Mameli, nel cuore di Trastevere, il nome di questa trattoria è tutta un programma. Il ristorante ha aperto solo tre anni fa, ma chi l’ha fondato è una romana verace che ha fatto di un ingrediente poverissimo la sua vera ricchezza e particolarità. Qui, come suggerisce il nome, la trippa si trova (e si assaggia) in tutte le sue varianti. Dalla classica al pomodoro, mentuccia e pecorino, alla versione fritta o cotta con i fagioli. Sua maestà la trippa però finisce anche nella pasta, anzi nei ravioli, una vera specialità. Le interiora la fanno da padrona se volete provare anche qualche altro ingrediente: pajata, animelle, fegato e fegatini di pollo accompagnano le portate, dall’antipasto al secondo. Se ancora la pancia non urla vendetta dopo tutto questo ben di Dio, da provare come dessert sono la crema cotta con le prugne e la torta rovesciata di mele caramellate.
5 – Enzo al 29
Storico e classico, a via dei Vascellari, questo è uno di quei posti che non passa mai di moda. Tovaglia di cellulosa e bicchieri duralex di ordinanza, con i segni del tempo e dei lavaggi, sembrano costituire un autentico trofeo. I tavoli sono pochi e quasi tutti all’esterno, dove i sanpietrini li fanno barcollare un po’. La specialità della casa qui sta negli antipasti. Facile individuarla: la trovate nel menù sotto il nome di “palla al 29”. Nel rispetto della tradizione, ovviamente è una palla fritta, dalla panatura spessa e croccante che all’interno ha il purè di patate, la mozzarella e la mousse di baccalà. I primi, invece, sono quelli tipici della tradizione. Ma se vi piace il genere la gricia è in assoluto il piatto che più vi conquisterà.